Non c’è che dire, gli Stati Uniti d’America si sono cacciati proprio in un bel guaio. Da quando il Tar di Palermo ha dichiarato il MUOS di Niscemi abusivo e pericoloso, e il Procuratore della Repubblica di Caltagirone lo ha messo sotto sequestro, si è aperta una partita nuova, in parte scoperta ma in gran parte coperta, per cercare una soluzione che possa soddisfare i Marines.
Con molte probabilità il Governo USA sta anche esaminando un piano B, un trasferimento del MUOS in altro sito più tranquilla o; ma attualmente tutti i suoi sforzi sono indirizzati ad attuare la massima pressione sul governo italiano perché prenda in mano la situazione sottraendola alla magistratura. Il primo a cominciare questa campagna è stato il giornalista nonché prof. Angelo Panebianco sul Corriere della Sera; partendo dalle premesse false (il MUOS è della NATO; serve agli interessi di sicurezza della nazione, ecc.), lancia attacchi alla magistratura, rea di tenere in ostaggio la difesa del paese dal terrorismo islamico e “invita” il governo ad espropriare i magistrati prendendo definitivamente in mano questa questione militare e di difesa. Se Renzi vuole meritarsi la leadership della coalizione anti scafisti e anti ISIS in Libia, deve avere il coraggio di fare questo passo.
Un altro intervento sulla stessa linea lo ha effettuato il presidente dell’UDC D’Alia. Sono tutti passaggi fotocopia, frutto della medesima regia. Ma il colpo grosso è venuto dal console generale americano Colombia Barosse, che si è fatta fare una lunga intervista sul quotidiano La Sicilia del 30 maggio scorso, dalla lettura della quale emerge la conferma di chi fosse la regista del tutto.
La Barosse parte in quarta; accusa il governo italiano di avere trascurato la questione MUOS; dichiara senza mezzi termini che gli USA stanno perdendo la pazienza; accusa “un piccolo gruppo di persone” di avere manipolato la magistratura amministrativa e di averla influenzata con speculazioni, paure e intimidazioni. Quindi minaccia velatamente una grande richiesta di danni. Infine detta le direttive: il governo italiano non può permettersi di trasgredire i patti a suo tempo stilati con gli Stati Uniti, lasciando una questione così importante in mano alla Regione e alla magistratura: “Il Governo italiano dica che questi sono accordi nazionali per la sicurezza del Paese”.
Ecco la guerra psicologica attualmente in atto; a fianco, una guerra più sottile, fatta di incontri, studi, simulazioni, in vista del fatidico 8 luglio, quando il Consiglio di Giustizia Amministrativa dovrà decidere sul ricorso del Ministero della Difesa italiano, che ha impugnato la sentenza del Tar di Palermo. Non ci risulta che il Ministero abbia apportato elementi nuovi nel ricorso, e quindi non vediamo perché il Cga dovrebbe decidere diversamente dal Tar. Però… le vie del signore sono infinite, e colpi di coda o colpi di scena, oppure osceni atti politici che possano stravolgere il contesto, rappresentano le incognite in campo.
Il movimento NO MUOS, al di là degli ovvi alti e bassi di una mobilitazione che ormai dura da oltre 5 anni, è riuscito a far penetrare le sue ragioni non solo in ampi strati dell’opinione pubblica, ma anche presso gli ambiti giudiziari chiamati a pronunciarsi sui vari ricorsi presentati dai legali del coordinamento dei comitati, o da diverse associazioni (Legambiente, “Rita Atria”), da varie amministrazioni comunali e da singoli cittadini.
Ma la lotta è ormai proiettata oltre l’8 luglio; un movimento non può dipendere dalle sentenze dei tribunali, anche se queste gli dovessero dare ragione. Un movimento deve continuare ad esercitare il suo ruolo di forza di pressione, di resistenza, di lotta fino al raggiungimento pieno dei suoi obiettivi. Se le sentenze aiuteranno questo percorso ben vengano. Dopo il MUOS toccherà alle 46 antenne NRTF ad essere smantellate.
E oltre l’8 luglio ci sono già due appuntamenti importanti: il campeggio NO MUOS fissato per i giorni dal 6 al 9 agosto, con manifestazione nazionale giorno 8, assemblee il 7, presenza in piazza il 6 e commemorazione di Hiroshima e Nagasaki il 9.
Il senso di questo campeggio sicuramente sarà “viziato” dall’esito dell’8 luglio, ma comunque con esso il movimento NO MUOS vuole tentare di ricomporre il movimento antimilitarista e No War a livello nazionale, perché - come da anni si sostiene - la questione MUOS non è né niscemese né siciliana, ma nazionale e internazionale, anche se ancora questo messaggio non è riuscito ad affermarsi del tutto. Niscemi può assurgere a punto di riferimento di una battaglia contro la guerra che, man mano che il tempo trascorre, diventa sempre più impellente, a causa delle fregole militariste euro-americane nel Mediterraneo.
Il terzo campeggio NO MUOS, nelle sue assemblee, intende affrontare questa questione; e tenterà ancora una volta di far incontrare realtà di lotte territoriali per costruire dal basso quei collegamenti che, specie in Sicilia, stentano a decollare.
Il secondo appuntamento sarà per la fine di ottobre, quando a Trapani si svolgerà una importante esercitazione della NATO, la più grossa per numero di mezzi impiegati, dal 1989: la Trident Juncture 2015. Inizialmente prevista in Sardegna, pare sia stata trasferita in Sicilia perché la terra sarda è ritenuta “poco serena”; stranamente, invece, la Sicilia in cui gli USA si sono imbrigliati, è ritenuta terra più affidabile.
In realtà la decisione dei vertici NATO non è infondata; la provincia di Trapani è una terra difficile, dove ci sono poche attività militanti; dove una campagna di agitazione e mobilitazione incontrerà molte difficoltà, un ambiente in parte ostile, che esprime anche un certo consenso verso la presenza militare nell’aeroporto di Trapani Birgi, attorno a cui ruotano attività economiche e presso cui sono impiegati non pochi trapanesi.
Una sfida che il movimento ha già raccolto, e che vedrà le forze antimilitariste, pacifiste, antimperialiste dell’Isola impegnate in azioni di protesta e di opposizione dando continuità alla lotta per la smilitarizzazione della Sicilia e del Mediterraneo.
Pippo Gurrieri